Andare al cinema a Tokyo, film dello Studio Ghibli ~ Quando c’era Marnie

 

 
Per questa sera io e Ale abbiamo in mente un’avventura al limite delle nostre capacità linguistiche:
andare a vedere 思い出のマーニー (Omoide no Maanii, il cui titolo inglese è When Marnie was there) ultimo film dello Studio Ghibli.
Sì, in un cinema giapponese ovviamente.
Sì, in giapponese ovviamente.
Sì, ce le cerchiamo.
Ma poi, anche non capissi una parola è dello studio Ghibli che stiamo parlando, quindi quel che sarà sarà, noi la volontà ce la mettiamo.

(oggi Shibuya si agghinda, è tempo di Matsuri qui in Giappone)

 

E’ una serata all’insegna della ricerca della nostra giapponesità interiore:
ci diamo appuntamento con Shun da Hachiko alle 21 (e già così abbiamo guadagnato 100 punti di giapponesità), entriamo a mangiare da Yoshinoya alle 20.40.
    (gyudon e zuppa di miso)

 

Contando il tempo di metterci davanti il piatto riusciamo a mangiare in 10 minuti netti come dei veri Giapponesi (1000 punti per questa prodezza).
Se non avete mai visto dei Giapponesi mangiare vi siete persi qualcosa di mistico, molto spesso li vedi e lo puoi proprio sentire, per loro in quel momento esiste solo il cibo, hanno una concentrazione nel mangiarlo a dir poco invidiabile. Noi invece ce la ridiamo e ce la contiamo per un totale di un’ora di pasto.
Da quando siamo qua la nostra velocità nel mangiare ha avuto un incremento considerevole (si apprenderà per osmosi?), anche se ancora non riusciamo a rinunciare alle chiacchiere tra un boccone e l’altro e non credo ci riusciremo mai.
Paghiamo e alle 21 spaccate siamo pronte davanti ad Hachiko, arriviamo persino prima di Shun che si presenta ben alle 21.02 (ah, questi insopportabili ritardi giapponesi).

 

(il cinema in cui ci porta Shun. Oggi è anche il Ladies Day quindi paghiamo 1100 yen/8 euro -la fortuna di scegliere un giorno a caso e trovarsi un super sconto- invece che 1800/ 13 euro. Andare al cinema in Giappone è più costoso che da noi)

 

Acquistati i biglietti ci dirigiamo verso la sala, siamo le uniche occidentali, ma come sempre poco importa, la felicità di vedere un film Ghibli nella sua terra natale è qualcosa di unico per me.
 (io e Ale davanti la locandina. Bene, siamo pronte a non capire un tubo)

 

                                                (qui nelle pubblicità prima del film appare la gente in yukata)

 

Il film inizia e ci stupiamo di noi stesse: capiamo praticamente tutto (che stregoneria è mai questa?), la gioia nello scoprirlo è infinita e supera i confini dell’universo e si propaga verso l’ignoto.
Sono piccole soddisfazioni che però contano.
Usciamo dalla sala entusiaste.
Tra Hachiko, la cena mangiata a velocità Fast and Furious Tokyo Drift e il comprendere il film, oggi ci sentiamo davvero giapponesi!
Almeno fino a quando Shun ci dice che abbiamo parlato troppo, non da essere moleste per gli altri spettatori, ma comunque troppo per gli standard nipponici, (meno 10mila punti sul tabellone della giapponesità.
Ecco, a quanto pare i giapponesi non articolano mezza parola mentre guardano un film, mentre noi dobbiamo dar voce al fiume di sensazioni che quello che vediamo ci provoca, anche in questo loro hanno grande
concetrazione).
Senza spoilerare la trama posso dire che il film mi è piaciuto tantissimo, l’ho semplicemente amato.

E’ profondo, commovente, tratta di temi importanti (la diversità, la gioia di vivere persa e ritrovata, i legami familiari in mille diverse sfaccettature) e al momento giusto sa anche farti sorridere.

La trama ti tiene incollato allo schermo fino alla fine, Marnie -misteriosa figura- , Ana -e il suo riaprirsi all’amore-, la loro amicizia, e poi madri di un tempo e di ora, figure femminili che in questo film la fanno da padrone. E quando finalmente il mistero si dipana, nodo per nodo, anche lo spettatore si sente riappacificato.
La catarsi è compiuta, con la magia semplice e meravigliosa di cui lo Studio Ghibli è capace

Lo consiglio?
Sì, assolutamente! Lo Studio Ghibli crea capolavori che meritano attenzione, meritano di essere conosciuti e amati. Sostenuti.All’uscita dalle sale c’è anche un piccolo negozietto che vende gadget dei film al momento al cinema (è l’ennesimo esempio di come i giapponesi ne sappiano una più del diavolo e per questo li stimo) dove trovo una bellissima spilla di Omoide no Maanii.
Alla fine la compro, le spille sono la mia maniera -concretizzata in un oggetto- per ricordare esperienze per me importanti, è questa di certo lo è.

 

Ora vi lascio con qualche scatto rubato ai titoli di coda.
Se NON volete alcuna anticipazione (per quanto secondo me non si capisca niente della storia – piuttosto intricata- da questi miei quattro scatti) NON procedete oltre oh lettori.

 

Insomma, lettore avvisato mezzo salvato.  Spero vi incuriosiscano abbastanza da spingervi ad andare al cinema (se mai uscirà in Italia) o comprare il DVD, sono sicura che non ve ne pentireste!

 

(in questo viaggio alla scoperta delle immagini dei titoli di coda vi avverto, sarete sempre accompagnati dalla testa del tizio davanti: che emozione, vero?)

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *