Ogni volta che attraverso Yanaka non so se farmi venire i brividi o lasciarmi pervadere dal profondo senso di casa che accompagna le mie passeggiate nel quartiere.
Per un attimo mi infilo nella rumorosa stazione di Nippori, il fiume di persone che si dirigono verso l’entrata, il cinguettio inconfondibile di quando la SUICA è carica e il tornello si aprirà, un coro meccanico che canta ad ondate ovunque ci siano treni e metro.
Io invece riemergo dall’uscita ovest e in quel momento mi pare sempre un po’ di lasciarmi alle spalle la città. Yanaka è fatta così, una sorta di limite del più e del meglio, di quello che per me è indiscutibilmente speciale. Potrebbe raccontarmi delle sfumature del Giappone per ore e io starei ad ascoltarla quieta, senza proferire parola.
Yanaka che è fatta di salite e discese, scale, viuzze, soprattutto tante viuzze, un dedalo magnifico di antichità, in una delle parti più vecchie della capitale, quella zona dall’atmosfera meravigliosamente consunta e autentica chiamata Shitamachi – la città bassa, e che in ogni suo dettaglio dipinge nitida la bellezza della Tokyo di un tempo.