2 giorni in Scozia, Isole Orcadi ~ la Scozia selvaggia che narra storie vecchie di 8500 anni

 ~ itinerario di 12 giorni in Scozia: day 9 ~

 

 

Orcadi, il punto più a nord mai toccato in tutti i miei viaggi.                                                                                                  Un luogo dove, incredibile ma vero, vivono più capi di bestiame che persone.                                                                  Circa 70 isole (di cui solo 20 abitate) contese tra Oceano Atlantico e Mare del Nord.                                                    Tanto battute da venti gelidi quanto impregnate di colori accesi.                                                                                              Se prima avevo pensato che il nord della Scozia fosse poco abitato e sperduto è perché ancora non ero stata qui: chilometri di prati verdi e nient’altro, giusto qualche sparuta fattoria ogni tanto, e solo 3 grossi centri abitati (di cui il più popoloso ha comunque meno abitanti del paesino di campagna in provincia di Torino in cui abito io, così, giusto per darvi un’idea).

La voce di queste isole è tutto un frusciare di vento, ondeggiare di erba alta, sospingere di mare, tolto il rumore umano, resta questa terra lontana da tutto e da tutti

Le Orcadi, vanno prese così come sono, antiche, selvagge, spianate dai venti, difficilmente adattabili alla comodità umana, eppure con i loro discorsi, di impeto e natura, rivelano storie vecchie di 8500 anni …

Londra multicolor: tutti i mercati di Camden, una caccia al tramonto su Primrose Hill e binario 9 e 3/4

~ itinerario di 8 giorni a Londra: day 1 ~

Fumo di Londrauna variante di grigio che sfuma in maniera pungente verso il color cenere, proprio quel grigio vischioso di cui uno si immaginerebbe ammantata la capitale inglese: spesso e denso riflesso nel cielo, nelle strade, negli edifici dal viso incavato,

Osservandola però, potrei dire che Londra abbia quel qualcosa, quel qualcosa tipico di alcune grandissime città, quell’indefinibile esaltazione tanto personale quanto complessa, che a Parigi ad esempio non ho avvertito, mentre a Tokyo al contrario sento in maniera quasi dolorosa: una gioia di vivere folle, un’ubriachezza d’amore.

Londra fa girare la testa, vertigini di meraviglia di chi ingrigita dentro non lo è mai stata, tanto piena di persone e di diversità da essere vibrante. Una città multicolor, non solo nelle tinte ma anche nell’immensa capacità di accogliere e assimilare, di far proprio il serio e l’assurdo, la bellezza e la bontà dell’estraneo.

Una città grigio fumo d’altronde non permetterebbe mai ad enormi draghi, angeli gotici e scorpioni argentei di posarsi sulle facciate dei suoi palazzi, a robot lucenti alti parecchi metri di presidiare l’entrata di negozi, a variopinti oggetti spaiati e a mode bizzarre di invadere le proprie strade, pretenderebbe ordine e a Londra l’ordine è solo apparente, come uno di quei laghetti piatti abitati, sotto la superficie, da una miriade di carpe koi che si agitano con i loro corpi sgargianti in cerca di cibo …

La storia di come sono finita a cucinare gyoza fatti a mano, carbonara e a fare catechismo in Giappone contro la mia volontà ( WHY JAPAN? )

 

Devo dirlo, tra le tante storie strambe della mia vita giapponese questa si posiziona quasi alla pari di quella volta in cui dei tizi volevano abbordarci ricordando i fasti dell’amicizia Italia-Giappone durante la seconda guerra mondiale (true story ahimè).

Ma, studiosi di storia incompresi a parte, siamo qui per parlare di pasta (quella giapponese e quella italiana) e di misteri della fede, riguardo ai quali per credere non è necessario vedere ma sicuramente dà una mano il viverli in prima persona.

Perché a Tokyo, dove shintoismo e buddhismo la fan da padrone, io sono capace di finire a fare catechismo contro la mia volontà.

Perché a Tokyo quando io e Ale (che lei da buona romana: “la carbonara è una questione di orgoglio”) prepariamo gli spaghetti alla carbonara vendendo un rene per comprare della vera pancetta, del vero parmigiano e la pasta De Cecco ci sentiamo dire: “e gli spinaci?”

A Tokyo, proprio quella Tokyo, se preghi poi ti piovono addosso gyoza (e dico letteralmente).

Se tutto questo vi sembra impossibile, ve lo assicuro, è solo perché ancora non avete letto questo mio racconto …

Budapest itinerario a piedi: da Piazza degli eroi ai langos, dalle scarpe della memoria ai Ruin Pub

~ itinerario di 1 settimana in Ungheria: day 2 ~

Budapest è una città raccolta, a misura d’uomo.

Ho pensato, studiandone la mappa, di attraversarla ed esplorarla a piedi, per starle più vicina, per conoscerla meglio, un tour sulle mie gambe per sentire i muscoli un po’ indolenziti e la soddisfazione fisica e totalmente concreta che solo il visitare una città riesce a darti.

Camminare, deviare, fermarsi, salire, scendere, toccare, provare, una Budapest assaggiata nel profondo delle sue vie, talvolta lunghissime, talvolta no, talvolta deserte, talvolta assurdamente stipate, osservata passo passo, scoprendo i miei scorci preferiti, alcuni localini meravigliosi e perfetti per una colazione golosa o una merenda rilassante, annotando i colori del Danubio che blu lo è per davvero, dei tram gialli, dei ponti verdi, del rosso dei peperoncini di paprika, che spuntano appesi senza preavviso negli  angoli di qualche negozio…

12 giorni in Scozia, Thurso e Whaligoe Steps ~ la Scozia di cui nessuno ti parla

~ itinerario di 12 giorni in Scozia: day 8 ~

Salgo nuovamente sul bus giallo e blu della Citylink, ormai quasi mi sento a casa su questi bus sgargianti che solcano le strade della Scozia in ogni direzione, tra un po’ potrò mettere una targhetta con un bel “proprietà privata” su un sedile a mia scelta.

La meta questa volta è la fine della Scozia, il confine ultimo (isole escluse) di questa terra, la città di Thurso che sebbene da queste parti sia il centro abitato più grande è in realtà davvero piccolina, poco più di 7000 abitanti, poco da vedere e spiagge affacciate su un mare gelido e ventoso.

Non ha la fama né la ricchezza di Glasgow.

Non ha la bellezza né la gioia di vivere di Edimburgo.

Beh, a questo punto potreste legittimamente chiedervi: “ma allora tu che ci sei andata a fare?”.

Sebbene si parli pochissimo di Thurso o dei Whaligoe Steps e della zona in generale a questa domanda in realtà posso rispondere con ESTREMA facilità…

Magica Budapest notturna: dove trovare i migliori ristoranti e locali

~ itinerario di 1 settimana in Ungheria: day 1 ~

Le luci, mille lampadine colorate che danzano da una parte all’altra del soffitto, è questa la prima meravigliosa immagine che ho di Budapest.

La capitale ungherese la scopro innanzitutto al calar della sera, posate le valigie nel piccolo appartamento in una via diroccata, in un palazzo ancora più mal messo.

Scorro con gli occhi il mio itinerario, davanti spunta il nome del Quartiere Ebraico.

Forse non c’è modo migliore per fare conoscenza con questa città che partire proprio da questo insospettabile quartiere.

E’ grazie a lui che sbatto subito la faccia contro un’innegabile verità (forse anche un pelo inaspettata): Budapest è magica e qui tra lucine, lanterne cinesi, insegne anni 50, graffiti, vecchie locandine di film, una vera e propria accozzaglia ordinata di oggetti raccolti direttamente dal Paese delle Meraviglie, dà il suo meglio, rivela uno dei lati più meravigliosi di sé…

Lo spirito dei Matsuri in Giappone e il Bon Odori: lavare via gli affanni, portare il buonumore

 

L’estate giapponese è puntinata di Matsuri, i festival tradizionali in cui le strade si riempono di banchetti di street food, lanterne, processioni di mikoshi (le portantine legate allo shintoismo) appoggiati sulle spalle di uomini in abiti tradizionali.

C’è chi canta e balla in mezzo alla strada, lo sfarfallio di ventagli, il clac clac di musica antica, ragazze e ragazzi in yukata, il suono di taiko battuti da piccoli palchi che sembrano torrette.

E’ un’atmosfera, quella dei Matsuri, tutta giapponese, così particolare e straordinaria, così tangibile da gettare il buonumore su tutto ciò che tocca, se la osservo, me ne rendo conto, rende le persone e la città sfavillanti.

Anche in una metropoli come Tokyo i Matsuri sfumano la routine, strappano risate, fanno vivere il momento in tutta la sua condivisione, perché per i giapponesi i Matsuri sono anche questo, attimi di comunità perfino nell’immensità di cemento, grattacieli e strade che è la capitale.

Dove talvolta è difficile incontrarsi, conoscersi, vivere il piccolo, il Matsuri riappacifica.

Nemmeno un quartiere come Shibuya, in cui la folla e la frenesia non si quietano mai, sfugge alla legge del Matsuri e capita, mentre sto facendo shopping al secondo piano di Forever21, che una musica tradizionale invada le strade del quartiere, tanto da farmi affacciare alle vetrate e scoprire così un coloratissimo corteo in festa.

E’ paradossale come la tradizione si appropri di spazi fatti di neon e grandi schermi, negozi alla moda e traffico perenne, eppure…

E’ lo spirito dei Matsuri, la festa anche dove vivere è complesso, perché ci si beve su, perché si mangia del buon cibo, perché si è assieme, si intona un canto che racconta di altri tempi, si balla in cerchio per il Bon Odori (un tipo di danza tradizionale collegata all’Obon) mimando la vita di campagna.

E’ qualcosa che scoperchia i buoni sentimenti, li spalma ben benino in ogni direzione.