#seamysardinia è un progetto che nasce dalla mia voglia di approcciarmi alla Sardegna con un atteggiamento tutto nuovo, con rinnovata meraviglia. Di guardare quest’isola fatta di mare e entroterra mozzafiato con occhi diversi.
Ho rapporti di lunga, lunghissima data, si può dire che ci conosciamo da una vita io e lei, e davvero non esagererei.
I miei nonni sono sardi e la Sardegna è stata meta delle mie vacanze estive fin da quando ne ho memoria in pratica. Niente di cui lamentarsi insomma, è una meta fantastica, soprattutto d’estate, quando è piena di vita, caldo, colori. Eppure proprio questo continuo andarci, tanto da considerarla normale, quasi quotidiana e banale, non mi ha mai permesso di apprezzarla come avrei dovuto, né di osservarla con uno sguardo sinceramente meravigliato.
Non che prima non la trovassi bella o interessante, la Sardegna è bellissima senza ombra di dubbio, senza il minimo sbaglio, semplicemente non le ho mai permesso di raggiungermi davvero.
Sì, lo so, sto già camminando in ginocchio sui ceci da sola per non averla apprezzata prima, ma faccio pur sempre in tempo a rimediare, no?
Così quest’estate è stata L’ESTATE, quella in cui mi sono detta: “Bene, Stefania è giunto il momento, ribalta la tua prospettiva”.
Ed ecco che nella mia mente è lievitata piano piano l’idea di #seamysardinia, sea che è il mare sardo, ma che ha anche la stessa pronuncia di see/vedere.
Perché quello che volevo fare durante questa estate era vedere la Sardegna, vederla veramente, scoprirla e imparare ad amarla, non semplicemente subirla, farla mia a modo mio e soprattutto stupirmi, venire conquistata…
1. tra Olbia e San Teodoro
Questa è la zona della Sardegna che conosco meglio in assoluto, perché è qui che vivono attualmente i miei nonni. Sono le spiagge della mia infanzia e adolescenza, i paesini microscopici che conosco ad occhi chiusi, strade tutte curve, con i lampioni che sono una sporadica apparizione.
Un mare però da lasciare a bocca aperta.
A San Teodoro trovate La Cinta, immensa spiaggia bianca lunga 5km, costeggiata da un lato dallo Stagno di San Teodoro in cui di tanto in tanto si possono vedere i fenicotteri.
Una delle attività che più ho amato è andare a cavallo all’alba o al tramonto, con il percorso guidato del Maneggio La Cinta: si passa per i sentieri dello stagno e poi lungo il bagnasciuga, quando la luce del sole è tremula, l’odore di ginepro fortissimo e gli unici padroni della spiaggia siete voi.
Allontanandosi di poco troverete il paesino e la spiaggia di Puntaldia e subito vicino quelle che secondo me sono le due spiagge piè belle della zona:
Lu Impostu colpisce perché ci si arriva dall’alto, si osserva la cala e la sua acqua turchese, la Tavolara che è perenne sfondo di quasi tutte le spiagge della zona, si scende e si attraversa un guado, un colpo al cuore.
Cala Brandinchi invece è un vero e proprio spettacolo della natura, sabbia morbida e bianca, acqua trasparente, piatta e bassa, si può letteralmente camminare per una cinquantina di metri senza che l’acqua superi mai il ginocchio, nei punti più bassi si può stare tranquillamente sdraiati in acqua a prendere il sole.
Queste due spiagge sono una di fianco all’altra quindi attraversando una piccola pineta potete spostarvi a piedi, passeggiata che io faccio spesso quando mi trovo in una delle due.
A un quarto d’ora di macchina da San Teodoro trovate anche Porto Taverna, questa spiaggia si trova esattamente di fronte a Tavolara, la caratteristica isoletta dal dorso piatto altra 565 metri con una perenne nuvola sulla punta. Da Porto Taverna o da Porto San Paolo (il paesino vicino alla spiaggia) potete partire in gommone o traghetto per fare una gita a Tavolara, o affittare un gommone per andare alle Piscine, piscine naturali dal fondale bianchissimo.
Andando verso Olbia incontrerete anche le spiagge di Li Cuncheddi e Porto Istana, che meritano sicuramente una visita.
Per uscire la sera le due cittadine con maggior vita, locali, divertimenti sono Olbia e San Teodoro. D’estate entrambe si riempiono di persone e movimento, musica e mercatini.
Il centro della vita a Olbia è Il Corso, la via principale, piena di locali e bancarelle. Mentre San Teodoro, che è molto più piccola, è quasi completamente invasa dal mercatino, da voci e persone.
Per una passeggiata tranquilla (ma comunque in paesini interessanti e con locali) consiglio Porto Ottiolu, Porto San Paolo o Puntaldia.
Dove mangiare?
Trascorrendo la maggior parte del tempo in questa zona è qui che conosco la maggior parte dei ristoranti.
→ Ristoranti
il mio preferito è La Conchiglia a Porto San Paolo (non perdetevi tartare di tonno, linguine con vongole, curry e zucchine, fregola allo scoglio e semifreddo al torrone sardo), a seguire I Quattro Venti a Monte Petrosu (tagliata di tonno e fregola allo scoglio tutta la vita), anche La Mesenda mi piace molto (qui di solito mi butto sul fritto misto). Per un ottimo Porceddu andate invece da L’ea Cana sempre a Monte Petrosu.
→ Dolci
dovete assolutamente andare da Cerica a San Teodoro, fanno le seadas sul momento e sono le più buone che io abbia mai mangiato. E poi non dimenticatevi delle formaggelle, purtroppo non ho ancora trovato IL posto in cui mangiarle, fare un’ottima formaggella non è cosa da poco.
E infine gli acciuleddus (treccine aromatizzate all’arancia e ricoperte di miele) che sono una droga (e lo dice una a cui non piace la roba aromatizzata all’arancia e nemmeno va pazza per il miele … lo so, ho i problemi), li potete trovare anche solo all’Auchan di Olbia.
→ il miglior Aperitivo
al Bal Harbour a San Teodoro, i taglieri che ci hanno portato l’ultima volta con pesce, verdurine e bruschette non solo erano buonissimi ma anche bellissimi da vedere.
→ i migliori frullati e centrifugati
Gap, che grande scoperta!! E’ un mix tra una tea house, una gelateria dalle coppe stratosferiche e locale molto hipster con centrifugati e frullati che usano ingredienti come la polvere di acai o i semi di chia, cose dell’altro mondo per la Sardegna. Il che farà anche un pelo snob, ma amechemenefregaètuttotroppobuono!! Lo trovate a Olbia al Corso.
2. l’Oristanese
L’oristanese non solo è la zona in cui i miei nonni sono nati ma anche una provincia piena di bellezze naturali e storiche.
Quest’anno sono stata per la prima volta ad Is Arutas, quella che viene chiamata la Spiaggia del Riso, a causa della particolare forma e colore dei granelli di sabbia, che assomigliano appunto a chicchi di riso. Purtroppo, come è accaduto per altre spiagge sarde, i turisti hanno cominciato a portarsi via la sabbia riducendo di molto le zone in cui è possibile trovare i chicchi di riso.
Sono invece tornata a San Giovanni di Sinis, con la sua spiaggia sormontata dalla grande torre spagnola, le case di giunco dei pescatori, la piccola chiesa paleocristiana e il promontorio che divide quelli che vengono chiamati i due mari: uno totalmente piatto, l’altro agitato da onde alte.
Salire sul cucuzzolo di San Giovanni di Sinis, per qualche motivo, mi riempie sempre di un grande senso di pace.
Mentre vi trovate qui non perdetevi l’area archeologica di Tharros, che custodisce le rovine di una città romana che si affaccia direttamente sul mare.
Particolare di questa zona è il piccolissimo villaggio di San Salvatore, che con le sue casette quadrate, bassissime e colorate, le strade in terra battuta, sembra rimasto fermo agli inizi del ‘900. In questo paesino un tempo venivano girati tutti i western italiani e nella piazza principale sorgeva un autentico saloon western (che è però andato bruciato negli anni 80).
Nelle vicinanze di Oristano potete fare una capatina anche a Santa Giusta, dotata di una bellissima cattedrale e di imbarcazioni tipiche di origine fenicia, le Is Fassonis, di cui mia nonna aveva un modellino in casa e con cui da piccola giocavo sempre.
3. Arcipelago della Maddalena
Ho visitato l’arcipelago un paio di volte, quest’anno però mi sono dedicata all’esplorazione di Caprera e a due luoghi del tutto nuovi.
Dopo tantissimi anni di tentativi (perché riuscivo a capitare su Caprera sempre nel giorno di chiusura) sono riuscita a visitare il Museo Garibaldino, ultima dimora di Garibaldi.
All’interno sono custoditi oggetti e mobilio appartenuti a Garibaldi stesso (che per un certo periodo è stato proprietario dell’intera isola di Caprera) e ai suoi figli. Entrare costa solo 3 euro e si viene accompagnati dal custode che lungo il tragitto racconta la storia della casa, aneddoti su Garibaldi e presenta i vari ambienti.
L’altra visita è stata invece qualcosa di sfiancante e al tempo stesso spettacolare, sono riuscita ad arrivare fino a Cala Coticcio, una delle spiagge più belle di tutta la Sardegna a parer mio.
La spiaggia si trova sempre su Caprera e può essere raggiunta o in gommone o attraverso un percorso di un’ora per un piccolo sentiero tra monti e scogliere, talvolta si è a picco sul mare, altre ci si deve letteralmente arrampicare sulle rocce. In questo posto sperduto nel nulla sono riuscita a incontrare una coppia di giapponesi e a farci una chiccheratina, lei mi faceva morire: si aggirava come una disperata con il telo mare in testa tentando di ripararsi dal sole.
Sull’isola de La Maddalena vi consiglio di non perdervi invece la spiaggia di Spalmatore.
L’arcipelago può essere raggiunto da Palau con un traghetto (potete anche imbarcare la macchina e usarla per girare, io di solito faccio così) o con imbarcazioni di tour organizzati che propongono diversi tipi di itinerari, toccando anche le isole di Spargi e Budelli (su cui si trova la famosissima spiaggia rosa).
I biglietti del traghetto possono essere fatti a bordo e la compagnia è la Maddalena Lines.
Da Palau potete inoltre fare una piccola deviazione e visitare Porto Rafael, un grazioso villaggio di casette bianche dai toni spagnoli che si affacciano direttamente sull’ominima spiaggia.
4. Golfo di Orosei
Il Golfo di Orosei è un vero scrigno di meraviglie, non importa quante volte lo si veda, si rimane sempre trasognati dopo un giro tra le sue cale.
Quest’anno, a differenza di altre volte, ho partecipato ad un tour divertentissimo (la maggior parte delle spiagge o delle attrazioni del Golfo possono essere infatti raggiunte solo in barca).
Di solito i proprietari delle barche si limitano ad accompagnarti, a farti scendere dove devono e chi si è visto si è visto, invece sono rimasta sorpresa dall’impegno e dall’umorismo del capitano della Davide e Golia, che ha intrattenuto i passeggeri raccontando del Golfo, cantando, facendo battute per tutta la durata del viaggio.
Se deciderete di visitare il Golfo affidatevi a loro e non ve ne pentirete, raramente ho visto un tale amore per il proprio lavoro.
Il giro in barca vi permette una prospettiva del Golfo che altrimenti non potreste mai avere: il mare che si infrange sulle altissime scogliere che si aprono di tanto in tanto per lasciare spazio a spiagge incredibili.
Nel tour è prevista una sosta di un’ora alla bellissima Cala Luna, la spiaggia di pietre bianche con le sue iconiche 5 grotte. Due ore nella spettacolare Cala Mariolu, altra spiaggia che rientra nella mia personale top 3 delle spiagge sarde più belle, l’acqua verde e celeste ha un fondale di tutto rispetto perciò non dimenticate la maschera e nuotate fino alla grotta a poca distanza dalla spiaggia. Si passa vicino a Cala Goloritze, le cui rocce sono degli autentici monumenti naturali: un enorme arco di pietra e una guglia rocciosa. Infine si può scegliere tra un’ora a Cala Biriola o la visita della Grotta del Fico. Io consiglio la seconda.
La Gotta, chiamata così perché davanti all’entrata sorgeva un enorme pianta di fico, è stata l’ultimo rifugio della foca monaca ed è qualcosa di unico. La visita, tenuta da un giovane ragazzo dell’associazione speleologica di Baunei, è stata divertentissima ed è sicuramente un modo interessante per scoprire e apprendere di più sul sottosuolo sardo.
5. il Supramonte e l’entroterra sardo
La sardegna ovviamente non è solo mare, è anche entroterra bellissimi, rocciosi, aspri, incontaminati. Il complesso montuoso del Supramonte ricade sotto diversi comuni tra cui anche quello di Orgosolo, quindi quale migliore occasione per esplorare un pò dell’entroterra sardo se non partendo da questa cittadina particolarissima?
Orgosolo è una cittadina-opera d’arte dal fascino decadente, l’intonaco mezzo grattato via, i vetri rotti e i fori di proiettile su lastre di metallo, a cui accanto riposano in pace villette dall’aspetto curatissimo. Orgosolo è semplicemente, incredibilmente fotogenica e per gli amanti della street art c’è davvero da impazzire (scattare minimo un milione di foto vi verrà naturale).
Orgosolo, tra le mura delle sue case coperte di disegni, racconta tante storie, quelle di una Sardegna nera legata al banditismo, alle faide, all’Anonima Sequestri, quelle di una cittadina che ha cercato di cambiare riempiendosi di colori e scritte in sardo, italiano, francese, che parlano di coscienza, guerra, giustizia, sogni, tradizioni.
Io l’ ho adorata, murales variopinti in stile sardo e muri scrostati compresi, scegliere le foto da condividere con voi è stata una vera fatica: erano una più bella dell’altra.
Se un tremendo acquazzone (di quelli stile diluvio universale, in cui ti ritrovi come un babbeo a correre completamente fradicio sotto la pioggia fino alla macchina, che ovviamente hai lasciato dall’altra parte del paese) non mi avesse sorpresa, l’idea era quella di fare un escursione sul Supramonte (una guida è consigliabile visto che ogni anno i soccorsi devono andare a ripescare un sacco di gente spersa per i monti) o addentrarmi nel Canyon di Su Garropu, e poi lasciarmi andare ad un pò di storia sarda visitando il suggestivo Villaggio Tiscali, un villaggio di epoca nuragica costruito all’interno di una dolina da crollo.
6. tra Alghero e Stintino
Ho visitato Alghero tantissime volte, ci potrei girare ad occhi chiusi o quasi. Eppure ci sono tornata anche quest’anno, mi voglio male?
No, semplicemente è una cittadina adorabile. Penso sia quasi impossibile non amare il suo centro storico, i vicoletti lastricati, ricamati di fiori, la chiesa con il tetto di maioliche colorate, piccoli negozi e le imponenti mura spagnole. E’ una città calorosa, nei colori e nel modo di vivere.
Ho poi optato per tre nuove destinazioni e un ritorno dopo tanto tempo.
Sono andata infatti a fare un bel picnic a Capo Caccia, da cui si ha una vista stupenda del golfo fino ad Alghero (e dal quale si può scendere a piedi fino alle Grotte di Nettuno).
Una volta scarpinato su e giù per gli scalini ricavati dalla scogliera con 40° all’ombra, non contenta, ho acquistato il biglietto cumulativo per i siti archeologici del Nuraghe di Palmavera e della Necropoli di Anghelu Ruju, a cui ho aggiunto per entrambi una bella audio-guida, in modo da imparare qualcosa in più sulla civiltà nuragica.
Il ritorno dell’anno è stato invece la Spiaggia La Pelosa, ci ero stata tantissimi anni fa e avevo una voglia matta di tornarci.
Esattamente come Cala Brandinchi, anche La Pelosa è il prototipo della mia spiaggia perfetta: acqua bassissima in cui ci si può sdraiare anche a 50 metri dalla riva. Ciò che la rende speciale, oltre al mare fantastico, sono la sabbia che sembra farina morbidissima sotto i piedi e l’isolotto raggiungibile con una breve nuotata su cui si staglia una torre spagnola.
Anche quest’anno, come l’ultima volta, l’ho lasciata davvero a malincuore. Ripresa la macchina abbiamo fatto una breve sosta nel porticciolo di Stintino e poi, tornando verso Olbia, alla Basilica di Saccargia, di cui sono finalmente riuscita a vedere gli interni.
7. Cagliari, Carlo Forte, Barumini
Il settimo itinerario che vi propongo si spinge fino al sud della Sardegna.
Cagliari è stata la sorpresa, quella che non ti aspetti, ci sono stata tre anni fa per accompagnare mia cugina a dare un’occhiata all’università e a dirla tutta non avevo grandi aspettative, mi ero creata l’immagine di una città sgraziata e poco interessante … e mi sono dovuta ricredere. Il posto che preferisco della città è il Bastione di Saint Remy, vista stupenda e magnifica architettura: cosa chiedere di meglio?
Carlo Forte è stata un’altra di quelle avventure in stile cataclisma, ci sono arrivata e l’ho trovata mezza alluvionata, con fiumi di fango che scendevano giù da alcune delle viuzze. Il potenziale però ce l’ha tutto, una marea di casettine colorate appese sul crinale e piccole vie che si arrampicano su per la collina tutte da esplorare. Sicuramente sarete più fortunati di me con il tempo.
Tornando verso nord la sosta imperdibile è il Nuraghe di Barumini, che a vederlo da fuori non gli daresti due soldi: “quattro pietre cadute” (come direbbe mia nonna, non quella sarda, ma quella lucana in questo caso) e invece è qualcosa di spettacolare. Questo Nuraghe infatti è uno dei più grandi conservati in Sardegna e ha tutta una serie di piani sotterranei, che da fuori è impossibile vedere.
INFORMAZIONI UTILI – Come arrivare: si può arrivare in aereo o in traghetto. Ma io ho sempre utilizzato il traghetto perché avere la macchina in Sardegna è come avere aria da respirare: indispensabile alla vita. I traghetti per la Sardegna partono da moltissimi porti italiani (Genova, Livorno, Piombino per dirne alcuni) e arrivano in diversi porti sardi (Olbia, Golfo Aranci, Porto Torres sempre per dirne alcuni) – Come spostarsi: la propria macchina è senza dubbio il mezzo migliore, sul serio, non fate affidamento sui trasporti pubblici sardi (storie di me e mia cugina che aspettiamo 3 ore sotto il sole il bus San Teodoro-Olbia). La rete di trasporti non è ben sviluppata e nemmeno così puntuale, quindi se avete voglia di viaggiare, vedere posti particolari, lontani, sperduti, la macchina sarà davvero indispensabile. Inoltre raramente le case o gli hotel sono vicini alle spiagge in stile Rimini o Liguria, quindi anche per arrivare al mare vi toccherà prendere la famigerata macchina. Alcune delle spiagge hanno i parcheggi a pagamento, altre no, ma state ben attenti a parcheggiare nelle strisce perché d’estate è un fioccare di multe. Piccola avvertenza: all’amministrazione sarda i lampioni non piacciono, quindi spesso vi capiterà di trovarvi in strade piccole, tutte curve e senza neanche l’ombra di una luce.
Raccontamelo nei commenti e se questo post ti è piaciuto passa anche su ★ YOUTUBECi vediamo alla Prossima Fermata ⊂(。・ω・。)⊃ !!! |
14 Febbraio 2020
Amo molto la Sardegna ed ho avuto modo di girarla e di viverla per molte estati. Ciò che mi piace di questa isola sono le molteplici differenze tra una costa e l’altra, tra una provincia e l’altra. Dalla mondanità ai silenzi delle dune, dall’architettura alla storia delle miniere. Meravigliosa.