Sono le 10 di mattina e fa caldissimo.
Avete presente quando vi avvertono riguardo qualcosa e voi rispondete: “Ma sì, che vuoi che sia”. Ecco, prima di partire mi avevano detto che faceva caldo e io spavaldamente avevo pensato il fatidico: “Ma sì, abito nella Pianura Padana, l’afa d’estate è la norma, certamente potrò sopportarlo”.
Il problema è che la parola italiana caldo non rende minimamente l’idea dell’afa giapponese. Io e Isa siamo un pelo in ritardo all’appuntamento con Miryam e corriamo verso la stazione di Nippori, seriamente se posassi un uovo sull’asfalto me lo ritroverei sodo.
Prima tappa della giornata è la piazza all’entrata del parco Yoyogi, la speranza è quella di vedere qualche cosplayers o rockabilly, ma fa troppo caldo e giustamente starsene in costume non deve essere la cosa più piacevole del mondo (oh caro Settembre, ripongo le mie speranze in te, non mi deludere). Facciamo comunque una passeggiata (dato che finora l’unico lato del parco che abbiamo visto è quello del Meiji Jingu ).
Finito il giretto per il parco ci buttiamo in Omotesando, via principale di Harajuku, oggi affollatissima per via dei saldi.
L’idea oggi è di esplorare Kiddyland, negozio famoso per il suo merchandising rigorosamente kawaii e fare
un giro per negozi alla ricerca di qualche buona offerta.
un giro per negozi alla ricerca di qualche buona offerta.
C’è chi penserà che si tratti di un negozio per bambini, niente affatto.
I giapponesi sanno quello fanno, sono dei fottuti geni del male consumistico, altro che America terra del capitalismo.
I giapponesi sanno quello fanno, sono dei fottuti geni del male consumistico, altro che America terra del capitalismo.
Tu passi tra gli scaffali e vieni risucchiato in un vortice oscuro di pucciosità e ti ritrovi a voler comprare cose di cui prima neanche conoscevi l’esistenza perché… beh, insomma… perché sono carine e basta. Così comprare un set di tappi per penne sormontati da panda pare un’idea geniale, o diventare gli orgogliosi proprietari di un coprigabinetto di Totoro la figata del secolo (giuro comunque che alla fine sono stata bravissima, nonostante volessi rapinare ilreparto cancelleria dell’Ojipan, non ho comprato niente, nientissimo).
All’ultimo piano si trovano un Rilakkuma Store (qui ho perso Isa definitivamente, da buona super fan di Rilakkuma è rimasta mortalmente folgorata) e un Hello Kitty Store.
Ciliegina sulla torta, uscite dal negozio incontriamo una super star giapponese in carne e ossa: è proprio lui, Mr Rilakkuma, che ci passa accanto con nonchalance, mentre fuori dal Kiddyland già si è formata una coda di persone in attesa di una foto
Risaliamo verso il Laforet (famoso centro commerciale di Harajuku) e ripesco sti due tizzi.
Li avevo adocchiati prima mentre fuori dal Famima ero intenta a mangiare onigiri e non ero stata abbastanza lesta da immortalarli, ma ora sono pronta e non me li lascio scappare per la seconda volta.
Fuori dal Laforet uno dei negozzi ha allestito una mega svendita, ogni pezzo a 1000 yen (9 euro), così mi lancio nel frugafruga e riemergo dal marasma con una gonna e un vestito davvero belli, faccio giusto in tempo a pagare che comincia a venire giù il diluvio e troviamo rifugio dentro il centro commerciale, mezza Tokyo pare aver avuto la stessa idea.
(le immancabili commesse urlatrici acchiappa clienti e un altro milione di persone nello stretto corridoio dell’ultimo piano del Laforet)
( il banchetto della svendita è un pochino preso d’assalto)
C’è così tanta gente che a stento si cammina, ovunque hanno appiccicato i fluo volantini dei saldi che fanno sembrare lo spazio anche meno, le commesse addette all’acchiappo clienti urlano neanche fossero novelle AC/DC e per una volta paiono essersi dimenticati la solita aria condizionata a -20° (quando magari sarebbe stata utile). Per fortuna alla fine smette di piovere e dato che è ora di merenda Miryam propone pancakes.
Non ricordando bene dove si trovi Rainbow Pancake (è un negozio piuttosto famoso ad Harajuku dove cucinano appunto fantasiosi pancake in stile molto giapponese, ma che si trova in una viuzza laterale) seguiamo Myriam lungo Takeshita Dori alla sua ricerca.
Raggiungiamo Rainbow Pancake che sono le 5.30 passate da poco, ma è ormai tardi: prendono l’ultimo ordine alle 5.30 spaccate e così dobbiamo lasciare la coda e i nostri sogni di gloriosa merenda.
Ma poi troviamo lui, salvatore di povere ragazze bisognose di pancakes Mee’s Pancakes (si trova proprio dall’altra parte della strada rispetto al H&M di Harajuku, atmosfera rilassata e vintage, pancakes favolosi e come ogni buon cibo giapponese che si rispetti: kawaii, carino).
Dopo la merenda ristoratrice girovaghiamo ancora un pò lungo Takeshita Dori e entriamo da Wonder Rocket un negozio specializzato in abiti stile vintage.
Scoviamo un negozio dove vendono simil divise scolastiche giapponesi.
E poi ci infiliamo in un negozio di cosplay giusto prima di tornare a casa(tantissimi colori per tantissime parrucche)
Riprendiamo la Yamanote quando ormai è scesa la sera, Harajuku è un quartiere versatile, un quartiere frullatore, miscela gli ingredienti del Giappone, da quelli più stravaganti a quelli più tranquilli. E allora penso sia per questo che gli viene facile, non si deve sforzare per farti divertire.